Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times

La gestione dei rifiuti rappresenta una delle sfide più urgenti per tutte le città ma sopratutto per  la città di Roma, La città metropolitana ha oltre 4 milioni di abitanti e non puo’ essere messa a confronto con alter iniziative (vedi CoppenHill a Copenhagen con 600 mila abitanti). Attualmente, la Capitale affronta costi straordinari per l'esportazione dei rifiuti all'estero (in 10 anni alla media di 150 milioni l’anno si è speso piu’ di 1 miliardo, che I cittadini hanno pagato con le loro tasse), un sistema che pesa sul bilancio cittadino e che non offre una soluzione sostenibile a lungo termine (non si può pensare che le discariche siano una soluzione e che non inquinino pure loro).  In questo contesto, il termovalorizzatore emerge come una scelta strategica, non solo per affrontare l'emergenza rifiuti, ma anche per trasformare un problema in un'opportunità economica ed ecologica.

Attualmente, Roma spende centinaia di milioni di euro ogni anno per esportare i propri rifiuti in altri paesi europei, come l'Olanda e la Svezia. Questo sistema non è solo economicamente insostenibile, ma rappresenta anche una dipendenza strutturale da infrastrutture estere. Un termovalorizzatore locale consentirebbe di abbattere questi costi, ottimizzando la gestione dei rifiuti e riducendo la necessità di trasporti a lunga distanza.

CoppenHill deve importare rifiuti per rendere economica la propria sopravvivenza, deve bruciare anche carta, cartone e altri prodotti… nulla di paragonabile con Roma se il termovalorizzatore rientra in un sistema integrato di gestione dei rifiuti in cui si deve disincentivare l’incenerimento e favorire la raccolta differenziata, e questo non accadrà se non si farà pagare il conferimento all’indifferenziata.

Un moderno termovalorizzatore non è solo un impianto di smaltimento, ma anche una centrale energetica in grado di produrre elettricità e calore. Esperienze come quella di CopenHill a Copenaghen dimostrano che questi impianti possono fornire energia pulita a migliaia di abitazioni, riducendo al contempo la dipendenza dai combustibili fossili.

Contrariamente a quanto spesso si pensa, un termovalorizzatore ben regolamentato non ostacola il riciclo, ma lo integra. La gerarchia europea dei rifiuti stabilisce chiaramente che prima viene la riduzione, poi il riutilizzo, quindi il riciclo e solo successivamente il recupero energetico tramite incenerimento. L'importante è garantire che solo i rifiuti non riciclabili arrivino al termovalorizzatore.

Le discariche sono la forma più dannosa di smaltimento dei rifiuti, sia per l'ambiente che per la salute pubblica. Un termovalorizzatore riduce drasticamente la quantità di rifiuti che finisce in discarica, contribuendo a minimizzare le emissioni di metano e altri gas serra.

Oltre al risparmio sui costi di esportazione dei rifiuti, un termovalorizzatore crea posti di lavoro diretti e indiretti, stimola l'economia locale e può generare entrate attraverso la produzione e la vendita di energia.

Paesi come la Danimarca, la Svezia e i Paesi Bassi dimostrano che i termovalorizzatori possono essere parte di una gestione integrata e sostenibile dei rifiuti. Questi impianti non hanno ostacolato le alte percentuali di riciclo, ma hanno fornito un supporto cruciale nella gestione dei rifiuti residui.

Il termovalorizzatore non è la soluzione definitiva, ma è un tassello fondamentale in una strategia complessiva di gestione dei rifiuti che includa riduzione, riuso, riciclo e recupero energetico. Roma non può più permettersi di rimandare una scelta tanto necessaria. È il momento di investire in tecnologie moderne e sostenibili che possano trasformare i rifiuti in risorse, offrendo al contempo benefici economici, ambientali e sociali alla città e ai suoi cittadini.

L'investimento nel termovalorizzatore dovrebbe essere solo una parte dell'investimento complessivo per creare quel "sistema rifiuti" che puo' generare le "buone pratiche" per Roma, in riferimento sopratutto al comportamento dei cittadini romani