wired già scriveva nel 2022. parlando di sprechi l'albania solo l'ultima goccia....
In una campagna elettorale anomala, per periodo dell'anno e legge con cui ci si appresta a votare, c'è una certezza: l'inossidabile, immarcescibile promessa di costruire il ponte sullo Stretto di Messina. Cavallo di battaglia del fondatore di Forza Italia, Silvio Berlusconi, e causa sposata dal leader della Lega, Matteo Salvini, il ponte sullo Stretto è una chimera che, pur essendo rimasta sempre sulla carta o nelle roboanti promesse elettorali, batte cassa con lo Stato. Tra meno di un anno, il 15 aprile 2023, compierà 10 anni la messa in liquidazione della Stretto di Messina spa.
Società controllata all'81,84% da https://www.stradeanas.it/it/lazienda/chi-siamo/struttura-del-gruppo/stretto-di-messina-spa"}">Anas (oggi parte di Ferrovie dello Stato) e partecipata da Rete ferroviaria italiana (Rfi), Regione Calabria e Sicilia, viene costituita nel 1981, trasferita nel 2007 alla società nazionale delle strade per avviare il progetto del ponte sullo Stretto e infine chiusa dall'allora presidente del Consiglio, Mario Monti. Ma la liquidazione, che si sarebbe dovuta completare “entro un anno dalla nomina del commissario liquidatore”https://www.corteconti.it/Download?id=7ad9c651-9a4c-46bc-8903-9b2d671a8473"}">, come scrive la Corte dei conti in una relazione del 2018, dunque nel 2014, si trascina in realtà da nove anni.
Le spese della società
Solo l'anno scorso https://www.strettodimessina.it/transparency_bil.html"}">la Stretto di Messina spa ha speso 214mila euro per i salari del personale distaccato “per la gestione delle operazioni liquidatorie”, dato che di dipendenti propri non ne ha più; 100mila euro di emolumenti al commissario, Vincenzo Fortunato, avvocato cassazionista, già capo di gabinetto del ministero dell'Economia e delle finanze; 20mila per il collegio sindacale; 13mila per la società di revisione, Ernst & Young. Poi ci sono quasi 50mila euro tra altri costi e fatture di professionisti e 55mila di spese dei difensori legali.
Proprio i ricorsi sono il motivo per cui la società pubblica ritiene dover tirare avanti. Quando il progetto del ponte sullo Stretto salta, dopo la caduta del governo Berlusconi nel novembre 2011, e la società finisce in liquidazione, il http://www.ponteurolink.it/index.htm"}">consorzio incaricato della realizzazione, Eurolink, capitanato dalla società di costruzioni Impregilo e composto da altri operatori del settore (come le italiane Condotte, Cmc e Aci, più la spagnola Sacyr e la giapponese Ishikawaijma-Harima) reclama dalla Stretto di Messina spa, dal ministero dei Trasporti e presidenza del Consiglio danni per 700 milioni di euro. Altri 90 ne pretendono i progetti di Parsons, colosso americano dell'ingegneria civile. È il 2014. Da allora si trascina un'infinita vicenda giudiziaria che arriva alla primavera del 2022 con l'annuncio di “precisazioni alle conclusioni” da parte dei giudici del Tribunale di Roma ma, a quanto risulta a Wired (che ha chiesto conto alla società pubblica) ancora è in sospeso.
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Il Mio Piede Sinistro dopo trentacinque anni continua a spezzarci il cuore
di Giulio ZoppelloSi sono chiusi invece i due fascicoli sugli espropri di alcuni terreni propedeutici alla realizzazione della colossale infrastruttura, campata unica e lunghezza di 3,3 chilometri nelle intenzioni dei progettisti. In un caso la società del Ponte sullo stretto ha dovuto versare 216mila euro nel 2017 come risarcimento e 7.200 per le spese legali quattro anni dopo per aver impugnato la sentenza. Nel secondo se l'è cavata con un indennizzo di 20mila euro, a fronte di richieste per oltre duecentomila.
Perché paghiamo ancora la società per il ponte sullo stretto di Messina?
Il contenzioso contro lo Stato
Ancora più clamoroso, tuttavia, è il tira e molla tra la stessa spa pubblica e lo Stato. La tesi del commissario liquidatore è che alla Stretto di Messina debbano essere versati 325 milioni per indennizzarla della revoca della concessione e dei lavori già effettuati. Suona paradossale, ma così è: un muro contro muro tra enti dello Stato, con la società che pretende dal 2013 soldi per “correlati oneri sostenuti per lo sviluppo del progetto definitivo dell’opera di attraversamento stabile tra Sicilia e il continente” e gli uffici del ministero dei Trasporti e del Tesoro, dove peraltro per anni è stato di casa il commissario Fortunato, che replicano che non ha nulla da pretendere, perché gli eventuali risarcimenti sarebbero “una mera duplicazione di costi con ulteriore aggravio sui saldi di finanza pubblica”. Il risultato dello stallo? Nel 2021 la società dello Stretto ha rispedito a Palazzo Chigi, Tesoro e ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile (Mims) tal quale il riepilogo dei costi del 2013.
Già nel 2018 la Corte dei conti scriveva che “la rapida chiusura della società si impone come necessaria anche per l’estinzione del contenzioso avanzato dalla società nei confronti delle amministrazioni statali, contrario ai principi di proporzionalità, razionalità e buon andamento dell’agire amministrativo e per porre fine ai gravosi oneri finanziari per il mantenimento della struttura, considerata l’assenza di attività, se non quella di resistenza in giudizio, affidata, peraltro, ad avvocati esterni. In tal senso, l’abbattimento dei costi di un ulteriore 20 per cento previsto per l’esercizio in corso appare misura doverosa ma del tutto insufficiente”.
In effetti, di bilancio in bilancio, la società del ponte sullo Stretto rivendica il taglio delle spese, ma i magistrati contabili non è abbastanza. Nel 2021 i soli costi operativi, per tenere in funzione la macchina, ammontano a 451mila euro. Dodici mesi prima erano 710mila euro, 759mila nel 2019. https://www.strettodimessina.it/data/SDM-BILANCIO-2021-Fascicolo-Appr-ASS-del-07-04-2022.pdf"}">Nell'ultimo bilancio la società del ponte sullo Stretto ha accumulato debiti per 24,8 milioni e secondo la revisione di Ernst & Young, non si può “escludere che il commissario liquidatore possa richiedere agli azionisti di effettuare ulteriori versamenti per il pagamento dei debiti sociali”.
Senza soluzione
Il problema non è solo della società del ponte, che non vuole mollare l'osso dei suoi indennizzi. Per la Corte dei conti “la liquidazione della società resta un tema sospeso, non avendo le amministrazioni competenti assunto, nei fatti, alcuna conseguente iniziativa concreta. Al contrario, ognuna di esse ha prospettato soluzioni differenziate, peraltro tutte allo stato di intenzione, che rischiano, per la loro eterogeneità, di prolungare lo stallo nella definizione della vicenda”. Ognuno per la sua strada. Nel 2021, come ricorda https://espresso.repubblica.it/attualita/2021/02/22/news/il_ponte_sullo_stretto_non_c_e_ma_continua_a_bruciare_1_500_euro_al_giorno-288682387/"}">L'Espresso, era stato formulato un emendamento alla legge di Bilancio per trasferire ad Anas le responsabilità, procedendo così alla liquidazione definitiva della società. A silurarlo è stata Forza Italia, che oggi ripropone il progetto del ponte.
Nel frattempo, all'inizio dell'anno, è stato https://www.mit.gov.it/comunicazione/news/ponte-messina-mims-avviata-la-procedura-per-la-realizzazione-di-uno-studio-di"}">lo stesso Mims guidato da Enrico Giovanni a rispolverare uno studio di fattibilità del ponte sullo Stretto di Messina (a più campate però), incarico conferito a Rfi con tanto di provvista di 50 milioni di euro fino al 2023. Il destino dell'affidamento alla società del gruppo Ferrovie dello Stato dipende dal prossimo governo, ma è certo che un bando per ricevere progetti per il futuro ponte sullo Stretto (la scadenza per la consegna è agosto 2023) è un assist ai sogni di gloria della coalizione di destra.
ponte sullo stretto, ma ci è già costato ....
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