Il leone apre la bocca! L’Indonesia chiede ad Apple di investire 1 miliardo di dollari in cambio della revoca del divieto sulla vendita di iPhone 16

Poco dopo che Apple ha proposto di investire 100 milioni di dollari in Indonesia per revocare il divieto di vendita dell'iPhone 16 nel paese, il ministro indonesiano per gli investimenti Rosan Roeslani ha dichiarato che l'importo di investimento desiderato dal paese era in realtà di 1 miliardo di dollari. Roeslani ritiene che se Apple intende rendere l'Indonesia parte della sua catena di fornitura, dovrà continuare ad aumentare gli investimenti in futuro. Ritiene che le opportunità di lavoro che le fabbriche Apple possono offrire sono molto importanti per l'Indonesia.

Per rilanciare l'industria locale, l'Indonesia richiede che alcuni prodotti venduti nel paese abbiano almeno il 40% di "contenuto nazionale". Ciò potrebbe essere ottenuto utilizzando materiali di provenienza nazionale, costruendo impianti di produzione o assumendo manodopera locale, e Apple inizialmente non ha raggiunto le soglie di investimento. All'inizio del mese scorso, Apple ha proposto una proposta da 10 milioni di dollari, ma dopo che è stata respinta, ha aumentato la cifra a 100 milioni di dollari. Ora che l'offerta è decuplicata, le due parti dovrebbero avviare diversi cicli di trattative.

L'era del protezionismo vede quindi dazi e ricatti non solo in europa a in tutto il mondo. Alla faccia del WTO che l'Europa supporta con colpevole noncuranza 

L’Indonesia conta circa 280 milioni di potenziali consumatori di smartphone, un numero che Apple ovviamente non può ignorare. Per lo stesso motivo, Samsung e Xiaomi hanno investito e costruito fabbriche localmente.

Il 18 novembre 2024, durante il vertice del G20 a Rio de Janeiro, il Presidente cinese Xi Jinping ha dichiarato che l'intelligenza artificiale (IA) non dovrebbe essere un "gioco per i Paesi ricchi e i benestanti". Ha sottolineato l'importanza di una governance internazionale e di una cooperazione più stretta nel campo dell'IA, affinché i benefici di questa tecnologia siano accessibili a tutte le nazioni, indipendentemente dal loro livello di sviluppo. Queste dichiarazioni riflettono la posizione della Cina nel promuovere un accesso equo alle tecnologie emergenti e nel sostenere una cooperazione internazionale più inclusiva nel campo dell'intelligenza artificiale.

Xi ha inoltre evidenziato la necessità di evitare il protezionismo mascherato da sviluppo verde e a basse emissioni di carbonio, riferendosi a tariffe imposte su prodotti cinesi come veicoli elettrici e biodiesel. Ha esortato a migliorare la governance del commercio globale e a costruire un'economia mondiale caratterizzata dall'apertura.

Le dichiarazioni di Xi Jinping sull'accesso equo all'intelligenza artificiale potrebbero apparire in contrasto con alcune delle politiche commerciali e industriali della Cina, che spesso favoriscono le imprese domestiche rispetto ai produttori esterni. Ecco una riflessione sul potenziale contrasto:La Cina è nota per politiche che spesso:

  • Favoriscono le aziende locali: Attraverso sovvenzioni, agevolazioni fiscali e supporto politico, la Cina favorisce i campioni nazionali, in particolare nei settori strategici come l'IA, i semiconduttori e le tecnologie verdi.
  • Restrizioni sulle aziende straniere: Molte imprese straniere devono affrontare barriere normative o requisiti di joint venture con partner locali per operare in Cina, riducendo la loro competitività e il controllo sui propri asset.
  • Accesso limitato al mercato: In settori come il cloud computing e la gestione dei dati, le imprese straniere devono rispettare restrizioni più rigide rispetto a quelle locali.
  • Trasferimento forzato di tecnologia: Molte aziende che vogliono operare in Cina sono state storicamente costrette a condividere il proprio know-how tecnologico con partner cinesi.

Xi Jinping e l'IA

  • Un tentativo di leadership globale: La Cina vuole posizionarsi come leader nell'IA e nelle tecnologie emergenti. Presentarsi come sostenitrice di un accesso equo può migliorare la sua immagine internazionale.
  • Un avvertimento agli altri Paesi ricchi: La Cina potrebbe voler evitare restrizioni da parte di altre nazioni, specialmente in risposta al "decoupling" tecnologico avviato da alcuni Paesi occidentali (come gli Stati Uniti) che limitano l'esportazione di tecnologie chiave verso la Cina.
  • Un doppio standard: Mentre Xi chiede inclusività a livello globale, le politiche domestiche della Cina continuano a favorire le aziende cinesi, creando una discrepanza tra retorica internazionale e pratiche interne.

Contraddizioni percepite

  • La Cina promuove un "nazionalismo tecnologico" che spinge per l'autosufficienza e il dominio in settori strategici, limitando al contempo la concorrenza esterna.
  • Pur richiedendo apertura e cooperazione tecnologica, continua a mantenere restrizioni significative su produttori stranieri che desiderano operare nel mercato cinese.

Motivazioni della Cina

  • Internamente: Rafforzare le aziende locali per ridurre la dipendenza tecnologica dai Paesi occidentali.
  • Esternamente: Evitare l'isolamento tecnologico e promuovere un'immagine di inclusività per facilitare l'accesso a tecnologie sviluppate da altri Paesi.

Conclusione

  1. Le dichiarazioni di Xi Jinping sulla necessità di rendere l'IA accessibile a tutti potrebbero essere considerate parte di una strategia diplomatica per migliorare la posizione della Cina nel contesto globale. Tuttavia, senza un cambiamento nelle politiche interne che facilitino un trattamento equo per i produttori stranieri, queste dichiarazioni rischiano di apparire ipocrite o puramente retoriche.
  2. Questa apparente incoerenza può essere spiegata dalla strategia della Cina:
  3. Le politiche interne della Cina possono sembrare in contraddizione con queste dichiarazioni, poiché:
  4. L'appello di Xi Jinping al G20 per un accesso equo all'IA potrebbe essere interpretato come:
  5. 1. Politiche della Cina verso i produttori esterni

Yangon (AsiaNews) - Per il quarto anno consecutivo - dal ritorno al potere dei militari in seguito al golpe del febbraio 2021 - il numero di omicidi di massa in Myanmar è aumentato, con almeno 435 persone uccise nei massacri consumati nei primi nove mesi di quest’anno. A lanciare l’allarme è l’Institute for Strategy and Policy-Myanmar in un rapporto pubblicato in questi giorni, che documenta casi in cui sono state ammazzate almeno 10 o più persone in contemporanea, per un totale di diverse centinaia fra gennaio e la prima settimana di ottobre. A questo si aggiungono eventi sistematici di arresti, torture e giustizia sommaria ai danni dei civili da parte dell’esercito, spesso con accuse pretestuose di sostegno ai ribelli.