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La Terra è un organismo vivente. Complesso. Interdipendente. Meravigliosamente intrecciato. Ogni foresta, ogni fiume, ogni respiro, ogni creatura — tutto è connesso. Nulla esiste da solo. Eppure, una parte dell’umanità si comporta come un parassita malvagio: sfrutta, inquina, distrugge, pensando che le conseguenze si fermino al confine del proprio interesse. Ma non è così. Mai lo è stato.

La natura è rete: toccare un filo significa scuotere tutto il tessuto

Una foresta abbattuta in Amazzonia modifica le piogge in Africa.
Un oceano soffocato dalla plastica finisce nei nostri piatti sotto forma di micro-particelle.
Il ghiaccio che si scioglie in Groenlandia altera il clima in Europa.

Il sistema è globale. Tutto è collegato.

Chi devasta un ecosistema non colpisce solo “quel posto”: colpisce tutti. Perché in natura non esistono isole isolate, ma solo nodi di una rete fragile. Chi rompe l’equilibrio in una zona, mette a rischio la vita ovunque.

I predatori dichiarati e gli indifferenti complici

Le multinazionali che saccheggiano le risorse naturali, i governi che li spalleggiano, gli speculatori che privatizzano l’acqua, l’aria, la terra. Ma anche i cittadini che, pur sapendo, scelgono di ignorare. Senza l’indifferenza collettiva, il disastro non sarebbe possibile.

Chi oggi compra cibo coltivato con deforestazione in Asia, moda prodotta con schiavitù in Africa, energia creata con carbone in Polonia, partecipa attivamente a un crimine diffuso e globale.

Il parassita moderno non ha una sola nazione. Ha investimenti offshore, supply chain invisibili, media compiacenti, e — soprattutto — un pubblico anestetizzato.

La responsabilità del voto: quando il popolo sceglie Barabba

In troppi momenti critici della storia, il popolo ha avuto l’occasione di scegliere il bene, e ha preferito il comodo.
Ha scelto Barabba, non la giustizia.
Oggi, in piena emergenza ecologica e sociale, la storia si ripete. Invece di sostenere chi vuole giustizia climatica, diritti umani, transizione ecologica, molti preferiscono votare chi promette di “non cambiare nulla”, di “farci tornare come prima”.

Ma il “prima” è proprio ciò che ci ha portato sull’orlo del baratro.

Votare chi nega il cambiamento climatico, chi protegge lobby fossili, chi attacca scienza e attivismo è un voto per l’estinzione lenta e sistemica.

Parassiti si combattono, non si premiano

In natura, quando un parassita infetta un organismo, si interviene: lo si elimina, lo si neutralizza, lo si isola.
Non si applaude, non lo si invita a governare il corpo.
Eppure oggi, nel corpo vivente che è il nostro pianeta, stiamo consegnando le chiavi proprio a chi lo consuma dall’interno.

Non esistono più battaglie locali. La crisi ecologica è una guerra mondiale non dichiarata.
Chi distrugge l’ambiente in un Paese, affama un altro.
Chi sfrutta il lavoro in un continente, corrompe il mercato ovunque.
Ogni scelta, ogni acquisto, ogni voto ha un’eco globale.

Essere indifferenti oggi è scegliere il crollo.
Chi si volta dall’altra parte non è neutrale: è complice.
E chi sa, ha il dovere morale di agire. Perché tutto è connesso. E nessuno si salva da solo.